Dopo un primo
passaggio in Commissione Consiliare, seguito da un sopralluogo e da
un’ulteriore discussione in Commissione, ritorna ora per la sua approvazione la
proposta di delibera che dovrebbe attivare la “procedura di concessione per
valorizzazione” del Parco Michelotti, cui farà seguito un bando per
l’assegnazione dell’area.
Come
Coordinamento di Associazioni e Comitati che hanno a cuore la tutela del verde
pubblico nella nostra città desideriamo esprimere i nostri dubbi sulla
procedura avviata. La materia ci pare particolarmente delicata sia per
l’importanza del parco Michelotti nel sistema dei parchi cittadini, sia perché
è la prima volta che si propone di dare in concessione trentennale un’area così
ampia per “valorizzarla”. Non basta il richiamo alle difficoltà manutentive a
alla scarsezza di risorse del Settore Verde Pubblico Gestione per giustificare
una concessione di lungo periodo dai contenuti vaghi e indefiniti
Fin da quando
fu chiuso il vecchio Zoo è rimasta incerta la sorte di questo parco. Per oltre
15 anni si è postulata la necessità di arrivare ad un progetto unitario e ad
una gestione integrata di tutta quest’area, di oltre 32.000 mq., impegno
recepito anche nel provvedimento di variazione al PRG approvata il 26 settembre
2005 per l’edificio denominato Acquario-Rettilario. Malauguratamente, malgrado
questo impegno, veniva rilasciata una concessione ventennale nel 2006 per
l’area cosiddetta dell’Ippopotamo (per cui non è stato ancora definito l’esito
di un ricorso al TAR), e una concessione quindicennale per quest’ultimo
edificio alla Fondazione Teatro Piemonte Europa per un progetto mai decollato.
Al contempo, come sappiamo, incombe sull’area l’intervento per la costruzione
di una Centrale Idroelettrica in corrispondenza della Diga Michelotti, che
comprometterebbe la parte Sud del parco con un canale derivatore, l’edificio
della Centrale e intaccherebbe pure l’alberata storica. Per quest’ultimo
intervento aspettiamo ancora un “ravvedimento operoso” che lo ripensi
coraggiosamente o comunque lo ridimensioni in modo sostenibile.
Ma allora ci
pare che prima di procedere ad una “concessione per valorizzazione” della parte
di parco attualmente libera da gravami, che rinvia ad un perimetro ancora del
tutto virtuale, si faccia chiarezza, anziché correre il rischio di un’ulteriore
parcellizzazione del parco. Tra gli elementi che vanno posti in chiaro, va
evidenziato che il solo edificio regolarmente censito (e peraltro tutelato) è
quello del complesso Acquario-Rettilario (superficie coperta 1.200 mq.), che
andrebbe valorizzato con un recupero adeguato, mentre nella delibera oggi
proposta al Consiglio si accenna alla possibilità di “costruzione di nuovi
volumi”, che comporterebbero peraltro il soddisfacimento di fabbisogni standard
per parcheggi pertinenziali. In un’area a parco, riaperta al pubblico nel 1996
e presentata come prima realizzazione del progetto Torino Città d’Acque, per di
più in un ambito di tutela storica e paesaggistica di competenza statale, ci
pare impensabile andare a costruire nuovi volumi, mentre prioritaria dovrebbe
essere la demolizione di tante strutture precarie, reliquati dell’ex-Zoo, come
gabbie, vasche, recinzioni, staccionate, baracche e tettoie, che costituiscono
solo testimonianza del vecchio Zoo, chiuso nel 1987 in quanto luogo di
imprigionamento e sofferenza degli animali ivi ospitati, e inoltre elementi di
rischio per la stessa fruizione e sicurezza del parco.
Le delibera
proposta fa riferimento a delle “linee guida” che dovrebbero ispirare il futuro
bando, definite in termini di totale genericità e vaghezza, lasciando di fatto
“carta bianca” ad un eventuale aggiudicatario.
Considerato
che da circa 15 anni i diversi uffici dell’Amministrazione Comunale, di cui il
Verde Pubblico avrebbe dovuto assumere il coordinamento, hanno lavorato alle
linee guida di un bando per la gestione complessiva dell’area, sempre rinviato,
occorre oggi definire le effettive priorità dell’Amministrazione, che non
snaturino il ruolo del parco. Ci permettiamo a questo punto di ricordare alcune
priorità, giacché sono da tempo state individuate, e vanno quindi espressamente
citate in un atto deliberativo, demandando poi ad eventuali concorrenti la
definizione di un progetto vero e proprio:
1) Recuperare
la visione del paesaggio fluviale, con apertura di accessi pubblici alla
sponda, ed eliminazione di barriere architettoniche e ostruzioni visive;
2) Garantire
la fruibilità pubblica del parco e la sua percorribilità interna, eliminando
inutili barriere, fatta salva la Biblioteca Geisser con le sue adiacenze,
nucleo meritevole di ulteriore valorizzazione;
3) Tutelare
le alberate storiche, ovvero sia i filari di platani secolari sia di Ginko
Biloba, ed evitare inutili pavimentazioni ed impermeabilizzazioni dei suoli,
come avvenuto nell’area denominata “L’Ippopotamo”;
4) Privilegiare
la pulizia dell’area con le demolizioni di inutili strutture, escludendo a
priori nuovi volumi edificati, esclusi dalle norme vigenti (il parco non può
“generare” nuova SLP);
5) Individuare
per il parco nel suo complesso una vocazione unitaria, che dovrebbe
privilegiare attività educative, ludiche, didattiche, ambientali rivolte
soprattutto alla conoscenza dell’ambiente fluviale (non va dimenticato che più
volte il parco ha ospitato attività espositive, come la prima Mostra dei
progetti di Torino Città d’Acque, mostre fotografiche documentanti l’ambiente
fluviale, una mostra allestita nel 2006 dal Parco del Po Torinese, le varie
iniziative organizzate da Experimenta, da “A come Ambiente”, etc. etc.).
6) Eventuali
attività di intrattenimento teatrali, musicali (a basso impatto acustico) e di
ristorazione devono essere funzionali alla fruizione del parco, senza
snaturarlo, e trovando un dialogo col quartiere di Borgo Po che su di esso si
affaccia, pur con la grossa cesura costituita da corso Casale, del quale
dovrebbero essere migliorati gli attraversamenti pedonali.
7) Rinviare
la formulazione di un bando all’indicazione preventiva di indirizzi vincolanti
di preminente interesse pubblico, dopo l’assunzione di una delibera di
indirizzo con elementi di chiarezza circa l’effettiva disponibilità delle aree.
8) Impostare
un futuro bando indicando tra gli elementi fondanti di un’aggiudicazione non
tanto “la miglior offerta economica”, quanto la miglior qualità progettuale.
9) Rivedere
il progetto della Centrale Idroelettrica in corrispondenza della Diga Michelotti
evitando qualsiasi “sventramento” della parte Sud del parco e la costruzione di
nuovi volumi emergenti.
Sulla base di tali considerazioni chiediamo quindi un ripensamento della
delibera prima di una approvazione che non riveste alcun carattere di urgenza.
Per il Coordinamento
Antonella Visintin
Emilio Soave